Analisi dei consumi & mercati dei vini italiani spumeggianti
Nasce nel 1990 per iniziativa di Giampietro Comolli, che all’epoca era direttore del Consorzio di Tutela dei Colli Piacentini, uno dei primissimi enti a svolgere attività di tracciabilità, tutela internazionale dei marchi e… a tutela di una piccola patria dei vini spumeggianti e frizzanti nazionali.
La collaborazione con l’Università Cattolica Sacro Cuore presso Istituto di Viticoltura (grazie al prof Mario Fregoni) e il ruolo di consigliere nazionale di Federdoc, i rapporti in Oltrepo Pavese, i contatti con il Ministero dell’Agricoltura, il Comitato Nazionale Vini presieduto da sen Desana e poi dal prof Fregoni, in particolare con il Ministro Giovanni Goria e con Ismea, oltre che essere all’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna, permettono a Comolli di poter contattare istituzioni e imprese, avere una visione d’insieme del comparto “bollicine” e imbastire un osservatorio privilegiato.
L’Osservatorio prende forma più evidente, anche internazionale, quando Comolli è chiamato a svolgere il compito di direttore del Consorzio Franciacorta.
Nel tempo lo strumento di analisi e di ricerca diventa un punto di riferimento di dati e, con la creazione del Forum Spumanti d’Italia da parte di Comolli, si realizza un temporaneo “unicum” di informazione, di background e di comunicazione fino al 2009 privilegiando la uniformità dei dati.
Dal 2010 l’Osservatorio ha ripreso, aggiornandola, modernizzandola, la sua originaria autonoma impostazione di contatti e referenze in modo indipendente.
L’Osservatorio in 20 anni ha posto le basi per strette e importanti collaborazioni e rapporti. Oggi conta su una ragnatela di informatori e di soggetti istituzionali referenti sparsi su tutto il territorio nazionale e mondiale, con l’obiettivo esclusivo di fornire elementi e dati numerici “il più possibile reali e certi sul consumo e sui mercati dei vini italiani ottenuti con i metodi produttivi della presa di spuma”.
Per legge identificati in modo anonimo e generico come “vini spumanti o vini frizzanti”. I dati produttivi sono importanti e sono forniti, reperiti, visionati, controllati, recuperati presso gli enti del comparto: dai consorzi di tutela alle associazioni dei produttori, dalle Unioni e Federazioni varie, dagli uffici agricoltura delle Cciaa alle Regioni.
Un punto di riferimento importante e indispensabile è sicuramente l’Assoenologi che attraverso la rete di operatori tecnici sul territorio nazionale riesce a produrre previsioni vendemmiali e produttivi precisi, rendendole pubbliche e diventando un dato base indispensabile per ogni ragionamento e confronto con i dati produttivi massimi ricavabili dai diversi disciplinari di produzione per le tipologie Docg, Doc e Igt.
Ma la produzione, compresi i prodotti Vsq e Vs di cui sono una parte consistente ma non tracciabile e rintracciabile all’origine, è solo un dato di riferimento.
La raccolta dei dati numerici dell’Osservatorio si basa su una intelaiatura indistinta di soggetti che possono fornire anche parziali dati e osservazioni, come gli uffici preposti al controllo delle spedizioni, dogane, fascette di Stato, le imprese, associazioni, consorzi, giornali, riviste, rubriche, ecc., che vengono monitorati e incrociati con i dati assunti direttamente attraverso due canali: un panel di operatori sul mercato come acquirenti e venditori intermediari e finali in Italia (circa 100 sparsi in diverse regioni fra agenti, capi area direttori commerciali, enoteche, ristoranti, associazioni esercizi pubblici, titolari di ristoranti e alberghi, catering, ecc.) e nei principali continenti (fra cui strutture nazionali e internazionali che raccolgono attraverso proprie fonti questi dati come Iwsr) e un panel di consumatori finali (circa 400) divisi per gruppi statistici omogenei per composizione, per area geografica, per tipologia di consumo e per grado di studio-lavoro.
L’Osservatorio raccoglie anche tutti i dati di archivio e tutte le conoscenze strategiche raccolte in anni dedicati ai rapporti e ai contatti con imprese, uffici tecnici e Paesi esteri attraverso informazioni personali e viaggi di conoscenza diretta. Vuole offrire una possibilità di raffronto e confronto di tutte le diverse e differenziate componenti imprenditoriali che producono un “vino che è stato sottoposto a presa di spuma”e punta a osservare e studiare l’evoluzione dei mercati, l’andamento delle diverse tipologie, le tendenze del gusto e del consumo, della domanda e dell’offerta, sia in Italia che all’estero.
Una azione continua rivolta anche alla raccolta e alla archiviazione di dati e numeri sul comportamento, sviluppo, andamento delle diverse denominazioni, indicazioni geografiche, tipologie e delle differenti regioni italiane e, annualmente, l’Osservatorio attua e/o commissiona anche diverse indagini e sondaggi sul consumatore finale. Gli elementi storici sono necessari alla creazione di un vero centro di documentazione messo a disposizione pubblica, usufruibile da ricercatori, studenti per le tesi di laurea, studi esteri e operatori del settore.
Nasce infatti, sempre come naturale evoluzione della conoscenza diretta professionale e della ricerca attivata con le Università, un Centro Studi dedicato alla formazione e istruzione didattica e professionale, compreso la predisposizione del primo piano di studi per un Master di 1° livello interuniversitario dedicato a formare le future generazioni di tecnici esperti specializzati in Enologia, in Commercio e in Marketing dei vini spumeggianti, divisi per metodo di produzione.
Un’esclusiva italiana.
Per questo l’Osservatorio dovrà (e potrà essere strumento attivo) sempre più contribuire a fornire un supporto per “differenziare” le tipologie, le denominazioni e i metodi produttivi.
Periodicamente viene inviato, tramite diverse società di ricerca , università e centri studi, un questionario di controllo e di indagine conoscitiva alle imprese produttrici (nr 275 su circa le 600 attualmente produttrici).
Le imprese italiane, spumantistiche e non, chiedono un ulteriore passo avanti nelle rilevazioni dei dati somatici del mercato e dei consumi, puntando su sondaggi mirati e indagini utili alle scelte strategiche delle imprese, al fine di guidare il consumatore nel dedalo delle differenziazioni tipologiche, di metodo e di valore sul mercato cercando di semplificare e di identificare i parametri di raffronto.
L’Osservatorio vuole essere un riferimento generale, ma che aiuta a conoscere le differenze e le diversità del patrimonio italiano.
Deve crescere ancora per contribuire indirettamente anche a un maggiore dialogo istituzionale fra le diverse e qualificate anime produttive e quindi a creare una “forza di filiera differenziata” in grado di porre sul tavolo normativo proposte indirizzate alla semplificazione e alla chiarezza per il consumatore finale, addetti ai lavori e neofiti. In ogni caso un catalizzatore, un momento di condivisione strategica, seppur autonoma per ogni territorio e regione produttiva, diventa necessario per capire e condividere.
Per questo vogliamo stimolare la nascita di singoli osservatori per ogni Denominazione di Origine e di Territorio per meglio dettagliare il nostro lavoro e fornire un quadro più completo, ma direttamente fruibile dai diretti interessati.
Proprio i freddi dati numerici (quando reali e certi) possono aiutare a capire la necessità di un lavoro permanente e sensibile per informare e far conoscere le peculiarità produttive e di consumo.
I dati, i sondaggi e le risposte internazionali ci fanno capire una volta di più che il mondo produttivo nazionale dei “vini spumeggianti ed effervescenti” è eterogeneo, che la differenziazione tipologica e la diversificazione produttiva sono fattori positivi da esaltare, ma da presentare (anche nella designazione) in una formula migliore più chiara e diretta al consumatore. Noi , OVSE, ci impegniamo nel minor tempo possibile a differenziare i dati, i numeri e i commenti, anche quelli dell’archivio, anche i primi indagati, quelli degli anni ’90.
L’informazione (cioè la cultura e la conoscenza della tipologia, del territorio e dell’identità) può contribuire in modo preponderante alla destagionalizzazione dei consumi, all’abbinamento tutto pasto, allo sviluppo e alla crescita di ogni singola Denominazione.